Storia Transgender by Susan Stryker

Storia Transgender by Susan Stryker

autore:Susan Stryker [Stryker, Susan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: LUISS University Press
pubblicato: 2023-01-09T13:01:47+00:00


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LA SECONDA ONDATA FEMMINISTA TRANS-INCLUDENTE

La seconda ondata del femminismo, in realtà, non fu né uniformemente né predominantemente ostile alle persone transgender e transessuali. Shulamith Firestone, una femminista socialista, faceva parte di alcuni gruppi femministi radicali insieme a Robin Morgan, ma si scontrò con lei a causa delle numerose differenze politiche. In merito al rapporto tra femminismo e scienza biomedica, Firestone assunse posizioni completamente diverse rispetto quelle esposte da Janice Raymond in The Transsexual Empire. Nel suo libro, La dialettica dei sessi. Autoritarismo maschile e società tardo-capitalistica, Firestone scrive:

Se nel processo di eliminazione delle classi economiche è necessaria la rivolta delle classi più basse (del proletariato) assieme alla presa dei mezzi di produzione, allora per procedere all’eliminazione delle classi sessuali è necessario che le classi più basse (le donne) ottengano il controllo della riproduzione. L’obiettivo della rivoluzione socialista non consisteva solo nell’eliminazione del privilegio economico di classe ma nell’eliminazione della distinzione in sé tra classi economiche; alla stessa maniera, lo scopo della rivoluzione femminista deve essere, così come quella del movimento femminista, non solo l’eliminazione del privilegio maschile ma l’eliminazione della differenziazione basata sul sesso. La riproduzione della specie compiuta da un sesso per il beneficio di entrambi verrebbe sostituita dalla riproduzione artificiale (o almeno verrebbe offerta questa possibilità come soluzione alternativa): la prole nascerebbe da entrambi i sessi, o indipendentemente da uno o dall’altro.

Nella controversia riguardante Beth Elliott e la sua partecipazione alla West Coast Lesbian Feminist Conference, l’editrice del giornale Lesbian Tide, Jeanne Cordova, fece un parallelismo tra il pregiudizio anti-transgender e le altre forme di discriminazione: il sessismo, l’omofobia e il razzismo. Jeanne Cordova e un’altra attivista lesbica, la reverenda Frieda Smith di Sacramento, fecero “un passo avanti” per difendere Beth Elliott, e, per usare le parole di Candy Coleman, “un passo avanti forte e deciso”. Coleman, che si definiva una “Gaysister”, alleata dei gay, deplorò ogni attacco rivolto a Elliott, che considerava “nel giusto” e della quale aveva detto: “Io, come molte altre donne e alleate, sono fiera di poterla chiamare sorella”.

La psicologa Deborah Feinbloom e le sue colleghe di Boston scrissero un articolo per il Journal of Homosexuality intitolato “Lesbian/Feminist Orientation among Male-to-Female Transsexuals” (Orientamento Lesbo/Femminista tra le Transessuali MTF), in cui intervistarono donne transgender coinvolte nel movimento femminista lesbico scoprendo che, in effetti, non vi erano tra le donne transgender e quelle cisgender significative differenze in termini di pensiero politico, filosofia attivistica, ideologia di genere.

Nella controversia, invece, riguardante Sandy Stone e il suo coinvolgimento con il collettivo della Olivia Records, C. Tami Weyant scrisse alla rivista femminista Sister chiedendo che sia le persone transessuali MTF che le persone FTM potessero lottare a loro volta contro il privilegio maschile “mosse dalla loro coscienza femminista” e che ciò fosse “giusto”; al contrario, “rifiutare queste persone in quanto transessuali”, affermò, voleva dire “rendersi complici dell’oppressione”. “Io credo fermamente”, disse, “che solo il femminismo può offrir loro uno spazio sicuro da quell’oppressione e le questioni comuni per cui si sono battute con noi richiedono che ci battiamo per includere tutte le persone transessuali che desiderano essere femministe”.



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